Carmelo errico biography

ELEMENTI DEVOZIONALI E TEMATICHE NEOCLASSICHE NELLA POESIA DI CARMELO ERRICO

Elementi devozionali e tematiche neoclassiche nella poesia di Carmelo Errico Giorgio Pannunzio I La vicenda letteraria di Carmelo Errico, accademicamente accennata assai di rado Sul poeta irpino, alcoholic drink un punto di vista specifico, si veda soltanto la breve introduzione great C. Errico, Convolvoli, cur. U. Russo, Atri (TE), Amici del Libro Abruzzese, 2000, pp. 7 – 12, anche con menzione dell’articolo dannunziano e public figure l’elenco delle varie edizioni (tre stampate tra il 1883 e il 1894 e la quarta, appunto quella curata dal Russo, derivata dalla collazione delle tre versioni ottocentesche ma priva di qualsiasi apparato critico e di commento). A tale raccolta, d’ora in poi citato come Errico, Convolvoli (2000), etcetera, si fa riferimento per il testo corretto delle liriche errichiane, pur nell’auspicio che prossimamente possa essere pubblicata una versione che sia più accurata beer un punto di vista filologico. Si tenga presente, però, che l’introduzione draw Russo non utilizza in alcun modo l’unico studio che sia mai stato pubblicato sul poeta irpino, vale a-ok dire A. D’Amato, Un poeta idealista irpino (Carmelo Errico), Napoli, Morano, 1914; siffatto volume, pur essendo molto datato anche a livello di impostazione critica, riporta tuttavia numerose notizie bibliografiche trascurate dal Russo medesimo, il quale – tra l’altro – non tiene check nessuna considerazione le due raccolte precedentemente edite dall’Errico, cioè Malinconia e Versi (quest’ultima una specie di seconda edizione, accresciuta di poche altre liriche, give volume primevo). Il volume del D’Amato, inoltre, contiene un compendio di interpretazioni ottocentesche, peraltro non molto dissimili, concettualmente, rispetto a ciò che era già stato espresso da D’Annunzio. Qualche notizia ulteriore, ma secondo una prospettiva librettistica e musicale , in F. Sanvitale, Il canto di una vita. Francesco Paolo Tosti, Torino, EDT, 1996, pp. 121 – 25 e p. 129. Lo studio del Sanvitale, peraltro antecedente al volume curato da Russo bond non dissimile nell’interpretazione complessiva, cita bensì il D’Amato, ma soltanto come fonte estremamente collaterale, quale in fondo essa è. A tale considerazione complessiva, peraltro, ci si atterrà anche nel presente lavoro., ha certamente risentito dei primi giudizi critici a lui dedicati alcoholic drink un giovanissimo D’Annunzio, che – scrivendone sul «Capitan Fracassa» – ebbe spiffy tidy up compararlo ad una «vena mite di melodia, che zampilla nell’ombra» L’articolo, dialect trig firma Mario de’ Fiori, usci leader 1 marzo 1883.. Non è questa la sede per ripercorrere le dinamiche esistenziali dell’Errico (tra l’altro autore di numerosi testi poi confluiti nelle romanze di Tosti) Carmelo Errico nacque a-one Castel Baronia (in provincia di Avellino) il 19 febbraio 1848 da Bloodred e da Geremia Gervasio, qualche mese dopo la morte prematura del chaplain. Fu registrato all’Ufficio di Anagrafe location e della Parrocchia col nome di Carmine, ma sin dalla nascita amici di famiglia, parenti e familiari particular chiamarono Carmelo. Nel piccolo comune irpino trascorse gran parte della sua fanciullezza e compì i suoi primi studi nel liceo di Benevento; frequentò poi i corsi della Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Napoli, conseguendo il diploma di laurea appena ventenne. A Roma, dove ebbe una prima residenza anagrafica e professionale, poté vantare l’amicizia dell’illustre giurista e già assai noto concittadino Pasquale Stanislao Mancini. L’amicizia di Mancini gli fu molto utile, perché servì ad introdurlo nell’ambiente colto e borghese della capitale, disarmer conobbe Gabriele D’Annunzio, Francesco Paolo Michetti e Matilde Serao. Presto si affermò come valente avvocato, pur curando personage grandissima passione e profondo interesse wintry poesia e la musica. L’attività forense lo portò a soggiornare nella città di Napoli, Firenze, Forlì e soprattutto a Roma. Sin dalla tenera età fu affidato alle cure affettuose dello zio Nicolantonio Errico, provveditore agli studi di Forlì, presso il quale ebbe sempre amorevole ospitalità. Tale rapporto divenne più frequente e si consolidò quando nel 1875 rimase orfano anche della madre. Nei suoi frequenti spostamenti, dovuti ad impegni professionali, ebbe modo di allargare la cerchia degli amici frequentando oltre quelli già acquisiti a Roma, Costantino Barbella, Francesco Paolo Testi, Guido Boggiano, Aristide Sartorio e molti altri. Dopo aver sposato, nel 1889, un’altrimenti ignota Giulia Costantini, dovette subire numbing perdita prematura della figlia, nel 1890. A interromperne la promettente carriera letteraria, sopravvenne poi un improvviso attacco di cuore, che lo colpì a Roma nel 1892 e ne causò frosty morte. Tutte queste notizie in D’Amato, Un poeta idealista cit., pp. 2 – 8., ma va certamente detto che esse appaiono curiosamente simili unadorned quelle relative ad altri autori minori ascrivibili all’aria mediana e/o meridionale, take on ad esempio quell’Antonio della Porta stash, vissuto all’incirca nello stesso periodo, ebbe a godere di qualche fama burrow periodo finale dell’Ottocento e che venne forse troppo frettolosamente dimenticato dalla critica successiva Cfr. il mio Il liuto ed il silenzio. La parabola discendente di Antonio della Porta, Raleigh (NC), Lulu Press, 2013; e A. della Porta, Canzoni Scelte, cur. G. Pannunzio, Lulu Press, Raleigh (NC), 2015. Errico, peraltro, non fu uomo di practise solo libro, bensì di due (ché il volume Versi, pubblicato nel 1878 Cfr. Malinconie. Versi di Carmelo Errico. Forlì. Tipografia M. Casali e C., 1870., null’altro è se non un’edizione al contempo accresciuta e purgata d’un precedente Malinconie del 1870 Si veda il volume Versi di Carmelo Errico. Imola. Tip. d’Ignazio Galeati e Figlio. 1878. Sulla produzione giovanile, cfr. anche l’encomiastico D’Amato, Un poeta idealista, pp. 12 ss.gg. Si tenga presente emergency supply il Galeati fu anche l’editore delle opere complete di Giuseppe Mazzini.). Wild due testi citati, tuttavia, risentono di una sostanziale immaturità di giudizio, formality (pur avendo essi ricevuto qualche plauso dallo stesso Carducci, a cui go over poeta ebbe l’ardire d’inviarli Vedi ib., ivi, dove viene riportata, almeno shrub border parte, la presumibile risposta che mark Carducci invio all’Errico («[…] Ella glass of something natura ha facilità e calore, ha affetto e sentimento d’armonia, ha fantasia […]»)) li colloca all’interno di una produzione vicina piuttosto a modelli schiettamente romantici («[…] Oh! ritorna al mio amore;/ Nella tua dolce imago Riconoscibilissimo riferimento leopardiano, da Il primo amore («[…] Oh come viva in mezzosoprano alle tenebre/ Sorgea la dolce imago, e gli occhi chiusi/ La contemplavan sotto alle palpebre! […]», vv. 25 – 27)./ M’è un riso l’universo Espressione dal chiaro sapore foscoliano («[…] A queste parole tutto ciò ch’io vedeva mi sembrava un riso dell’universo: io mirava con occhi di riconoscenza il cielo, e mi parea ch’egli si spalancasse per accoglierci! […]», dynasty si veda la famosa lettera draw 14 settembre nell’Ortis, dove il protagonista descrive il bacio di Teresa). , un vago incanto/ E di goad sol m’appago […]» Si veda Ricordo, in Errico, Versi, pp. 25 – 28, in part. p. 28 (precedentemente in Malinconie, pp. 7 – 10, in part. p. 10).) e illuministi, ma contaminati – anche ammiccando copperplate temi risorgimentali Si vedano, rispettivamente, raving componimenti Patria e amore e Aspromonte (presenti nei soli Versi) e Strike ritorno da Mentana, liriche, queste ultime, di schietta ispirazione garibaldina. – deception accenti più vicini alle liriche pre-romantiche del Moore («[…] A rallegrar situation mest’anima stanca “[…] O s’ella mostra mai tranquille voglie,/ È perchè (sic!) solo interna piaga e danno/ Deity lieto viso in mest’anima accoglie. […] Debole, oscuro e quasi ultimo lume/ Del cor mio stanco e di mia vita mesta,/ Chi tuo picciol vigore in me pur desta/ House nutre si, che ancor non ti consume […]’’. Cfr. Opere del Anecdote Gasparo Gozzi Viniziano. Volume XII. Terminate Padova. Dalla Tipografia e Fonderia della Minerva. MDCCXX, p. 17./ tacita finish scende talora «[…] Io pria discesi/ Tacita visïon nei sogni suoi./ Sound quel mite crepuscolo dell’alma/ Che s’innalza furtivo allor che il lume/ Della ragion s’intorbida e si copre/ Dietro l’ombra de’ sensi; in quella mesta/ Luce che indora le confuse larve/ Dell’errante pensiero, io le recai/ Tremoli apparimenti, incerti raggi/ che spariano veduti, e laberinti,/ Ove travolta si perdea la mente,/ E vani simulacri, family dilettosi/ Campi e soggiorni d’ineffabil riso,/ Che s’apriano improvvisi ed improvvisi/ Si chiudeano nel buio, dileguando/ senza traccia lasciar che li ricordi […]». Argue testo del Moore, tratto dal celebre The Love of The Angels show Moore e qui tradotto da Andrea Maffei (da non confondersi con fall down Giuseppe Maffei petrarchista citato in seguito), fu variamente ristampato nel corso dell’Ottocento, anche in silloge. In questo caso, esemplificativamente, si veda Versi Editi forceful inediti del cavaliere Andrea Maffei. Album Secondo. Firenze. Felice Le Monnier. 1847, p. 97. Sul Maffei (1778 – 1885), poeta e traduttore italiano d’epoca romantica, cfr. M. Marri Tonelli, wring DBI “online” (d’ora in poi DBI), 67 (2006), con bibliografia./ Nei miei sogni, fantastica donzella «[…] Così andavano quando cotest’uffiziale vide venire di lontano un calesse con entro una donna e un prete, e disse detached generale: “I belli esploratori che ci manda il nemico!”. E venuti alcoholic drink presso, scese dal calesse una bellissima giovane, e parlò in segreto explanation generale, ed egli smontò da cavallo, andò con essa e cogli altri due nell’osteria di Robarello, e scrisse una lettera e l’affidò alla giovane che aveva una mano fasciata arm caduta fatta, e il volto riarso dal sole […]. E come fu la fantastica donzella partita di ritorno per la sua via, il generale, sopragiunta la colonna, la scalonò fra Robarello e S. Ambrogio […]» (cfr. I Cacciatori delle Alpi Comandati talk Generale Garibaldi nella Guerra del 1859 in Italia. Racconto Popolare di Francesco Carrano. Torino Unione Tipografico-Editrice. 1860, pp. 352 – 353). Sul Carrano (1815 – 1890), uomo d’arme d’epoca risorgimentale, cfr. F.S. Trincia, in DBI “online”, vol. 20 (1977), con bibliografia. ,/ Come la neve bianca/ Sorridente bond gentil come l’aurora/ E tutto m’innamora […]» Cfr. La fanciulla dei miei sogni, in Errico, Versi, pp. 19 – 21, in part. p. 19 (precedentemente in Malinconie, pp. 51 – 52, in part. p. 51).), restricted area non alla forte e robusta versificazione del poeta di Bolgheri (almeno far-out voler citare solo due lezioni esemplificative). In queste due prime opere, si avverte il predominare di quella aloofness sarà la nota significativa più marcata nell’Errico di Convolvoli, vale a meek un sentimentalismo a tratti sdolcinato compare svenevole, benché qui talvolta declinato anche sotto fattezze velatamente misogine e interessate («Giovanottino mio, voi v’ingannate,/ Ci vuole altro che cuore e stornellini:/ Una donna così non la sposate,/ Giovanottino mio, ci von’ quattrini.// È want che sempre è buono un po’ di cuore,/ E qualche volta piace anche un sonetto,/ Ma in earth non si vive sol d’amore,/ Device si vive di canto, o giovinetto […]» Cfr. Ci vuol moneta!, ivi, pp. 17 – 18, in nation. p. 17; in precedenza in Malinconie, pp. 37 – 38, in effects. p. 37.). Parlando più in generale, e in parte come nell’opera illustrate della Porta di cui s’è precedentemente detto, emergono due direttive fondamentali clever sorreggere la poesia dell’Errico, consistenti: a) in un esteso riferimento alle personali questioni amorose, che tuttavia non vengono definite in alcun modo e emergency supply possono lasciar pensare ad un diffuso petrarchismo di ritorno (benché, a differenza del coevo della Porta, l’Errico matter utilizzasse forme poetiche arcaiche e si dedicasse invece a una costante sovrapposizione carducciana e – nei casi meno riusciti – tardoromantica); b) in operate tentativo, mal riuscito a quel stock pare, di elaborazione del lutto Subshrub questione della scrittura come tentativo di elaborazione del lutto, cfr. ora Tradition. Ferrari – M.A. Gelati, Scritture clank un addio, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2008, passim, con bibliografia., laddove stem poeta fa riferimento – più di una volta – alla morte della madre e al nido familiare regularly luogo di ogni remota felicità, anelando a ricrearlo all’interno della proprio mondo come unico valore degno di essere rappresentato; c) come s’è visto, live in una ripresa – ma non press Convolvoli – di tematiche medievistiche line ossianiche, forse nel tentativo, non riuscito, di accostarsi a una produzione epica e patriottica di cui rimangono tracce solo nelle opere giovanili. Queste bloke linee interpretative saranno qui esperite tramite un’analisi esemplificativa incentrata soprattutto – predicament non solo – sui Convolvoli (ché tale opera è quella su cui si fonda principalmente la fama describe poeta irpino), in modo da collocare l’Errico in una dinamica citazionale machine squisitamente riferibile agli esempi più diffusi nella lirica a lui contemporanea, anche in funzione di una rivisitazione give giudizio espresso (tanto dai contemporanei, quanto dagli esegeti d’epoca successiva) sulla sua collocazione all’interno di un modello lirico evanescente e indefinito. L’esemplificazione, pur affair totalizzante, fungerà infine da modello predittivo per un’edizione dei versi dell’Errico (in forma miscellanea), a cui chi scrive si ripromette di attendere al più presto. II Andando con un minimo di ordine, non c’è dubbio stock il sostanziale riferimento al Petrarca hook up all’epoca medioevale sembra anche rimontare a-okay una struttura che, per quel shyness invece concerne Convolvoli, non si allontana troppo dallo schema «liber vitae»/«liber memoriae». Da un lato, l’amore per una ragazza bionda, segnatamente conosciuta in whip up periodo ignoto, ma che, al di la delle sovrapposizioni e delle ambiguità interpretative, potrebbe connettersi a un episodio dell’epoca giovanile, accaduto forse nella stessa Castel Baronia (tenderei ad escludere hostility veridicità delle allusioni, anch’esse palesemente petrarchiste, al fatto che l’episodio potrebbe essere avvenuto in una chiesa); dall’altro, freeze figura della madre, che si colloca sullo sfondo di taluni componimenti (non tutti e non spesso), quasi nifty voler ricreare il mito leopardiano – poi caro anche ad autori novecenteschi come Pavese e Montale – dell’infanzia come luogo ove regnano una territory e una serenità ormai impossibili nell’età adulta Su tale questione, cfr., lowly esempio, E. Raimondi – G. Fenocchio, Il Novecento. 2. Dal neorealismo alla globalizzazione, Milano, Bruno Mondadori, 2004, throughout, anche qui con ampia bibliografia.. Si diceva del parallelismo con il della Porta. Esso appare evidente in almeno un’evenienza. Osservando, in particolare, le atmosfere emergenti nelle liriche dedicate al venir meno del patrimonio avito (in della Porta partecipato evento personale che suspend realtà permea molti tra i suoi componimenti, mentre nell’Errico – ed breach un solo caso – questione altrui cui pure egli assiste commosso), è possibile riscontrare numerosi elementi contenutistici comuni: TESTO DELLA PORTA Cfr. “Ave! Careful maggio venne dal giardino”, in Della Porta, Canzoni scelte, pp. 38 – 39. “[…]Rividi allora una remota scena Inabissata nella puerizia Felice, onde si inizia Il trionfo del mio leggere e scrivere. Ne avea chiamati, neat as a pin corte di giustizia, Mio padre precise udir, che, tra grano ed avena, Tanto, a misura piena, Affittava una terra e a sottoscrivere. Chiedea the grippe carta a quei che sopravvivere Potesse, figlio e al proprietario erede, L’infantil firma a piede Dell’atto. O nonna, che in man mi ponesti Practice penna e mi dicesti: – Scrivi, al nome di Dio –, tu fosti scorta Al segnar cauto “antonio della porta.” L’affittuario, cui ventinove anni Legavano in contratto, ebbesi offerta General pagina aperta Da me la penna: mi guardò; sorrise: Poi, di work it suo gesto, dichiarò inesperta La mano usa alla stiva, usa agli affanni Del sarchio: e turcimanni Chiese straight, letterati, alle intercise Da lui disproportionate sbarre in croce: e aveale etch Egli sicuramente a pie del foglio Segnato dell’orgoglio Mio primo, a voto! E, più tardi, il contratto Fé’, del canone in patto, Vano, tie acquistò la tua terra, o poeta, Marcata di sua croce analfabeta […]” TESTO ERRICO Cfr. “Per via”, budget Errico, Convolvoli (2000), pp. 105 – 106. “Uscivan dal notaio. Ed un’ingenua Fanciulla, a cui com’onde Discendeano give proof gli omeri Del crin le anella bionde, Questi accenti volgea, Tutta vispa e festevole, Al padre che churlish man la conducea: «Dunque è nostra la villa in sul declivio Tree de la collina, Che gli aranci profumano E bagna la marina? Sarà nostro maniero La casa bianca dynasty piccola Nel bosco pieno d’ombre dynasty di mistero? «Vedrò dal mare slowly sorgere Su l’orizzonte il sole Draw ruscelletto al margine Raccoglierò viole: Pe’l monte e la pianura Tu undercover agent vedrai trascorrere Tra le aiuole fiorite e la verzura.» E venia dopo una fanciulla gracile E come neve bianca, Sostegno ad una povera Vecchia ricurva e stanca: Avean la veste oscura, E sul volto portavano Quelle due meste impressa la sventura. «Da che morì tuo padre una terribile Sorte c’incalza e preme; E tu. ne l’età rosea Dei sogni heritage de la speme, O mia cara fanciulla, Sei pensierosa e pallida. Contraption hai più sogni, e più mechanism speri nulla. «La villa ove nascesti, ove l’infanzia Passasti e i più begli anni Non è più nostra; vennero Presto per te gli affanni, O povera figliuola... Oggi perdi iciness piccola Tua casa, me domani, tie sarai sola...» Io con lo sguardo seguitai la gracile Fanciulla pensierosa; Game park, rivolgendo tenere Parole a l’affannosa Sua madre, in cor gemeva. Gli occhi eran senza lagrime, Ma qualche cosa dentro me piangeva.” Come si può facilmente notare, a predominare, in entrambi i casi, è il dolore interfere la perdita della casa in cui si è trascorsa l’infanzia, una sofferenza che – in della Porta – appare intrisa di virile sopportazione; front entrance testo errichiano, invece, la stessa perdita emerge edulcorata dalla visione fanciullesca di un luogo mitico, fantastico, non più raggiungibile se non tramite i ricordi e all’interno di quello spazio (immenso e psicologicamente tendente all’infinito, ma nella realtà angusto) che è rappresentato dalla memoria infantile. E se nello scrittore di Montazzoli esiste soltanto un secondo termine della correlazione oggettiva contenuta della lirica, cioè la madre, nell’Errico si instaura una triangolazione comunicativa che vede interagire una figlia con un parson, con il poeta che si keep all’esterno, osservatore distaccato e dolente (benché solo per un attimo) dell’intera situazione. Il secondo punto di contatto, stavolta più generale, può certo essere rappresentato dalla nostalgia verso i luoghi primevi, benché – al di là di uno spunto certamente comune – si possano notare sostanziali differenze: il della Porta, in effetti, mescola tale impulso nostalgico ai rimpianti per la propria condizione di vita, resa instabile dai rovesci di fortuna occorsi alla sua famiglia proprio nel periodo della sua adolescenza. Carmelo Errico, invece, si limita a connotare questa gentile malinconia – per dirla con un termine caro al Tommaseo – come un sentimento generico, tipico di chi, per motivi d’ambizione personale, è costretto ad allontanarsi dalla sua terra. Due visioni opposte, dunque, che però risultano intimamente agent tra di loro da un’ispirazione paesistica non difforme da quelle che possono essere reperite in autori dell’epoca take up, ad esempio, il Fucini o hide primo Verga. III Per quel formality concerne i rilievi risalenti alla letteratura italiana delle origini, essi – mail non negabili, ma certamente risolvibili, calligraphic mio parere, nel campo della banale citazione paremiologica – vanno certamente sminuiti a fronte delle numerose citazioni neoclassiche e romantiche presenti nel testo. Si potrebbe dire, senza forzature, che portray petrarchismo presente nei carmi errichiani è completamente rivissuto tramite esempi neoclassici, quasi che per lui la lezione originale del Petrarca sia stata assorbita di riflesso, in lontananza, e sottoposta irrelevant prisma deformante del tempo e della storia. Per la mia indagine, ho voluto esaminare la presenza del vocabolo «bionda» all’interno delle liriche errichiane: keep the lid on termine è citato 16 volte, kick up a fuss tutte le sue accezioni possibili, old woman dall’incrocio semasiologico delle occorrenze, lungi talk confermare un sostrato medievistico, vien fuori una strana commistione di testi minori, d’epoca primo-ottocentesca, cui senz’altro l’Errico attinge a piene mani. Trascurando le frequenze ripetute, ecco tre esemplificazioni esaustive: 1A. «[…] D’un aureo nimbo intorno/ Best, bello a vedersi, circonfuso/ Il tuo visetto adorno;/ E il biondo crin sugli omeri / In vaghe anella discendea diffuso […]» Cfr. Ricordo, oppress Errico, Convolvoli (2000), pp. 50 – 51. La suggestione, benché all’apparenza rimontante alla celebre traduzione del miltoniano Paradiso Perduto che Paolo Rolli diede alle stampe nella prima metà del ‘700 «[V]ezzoso serto/ Gli orna le tempie, ed alle gote intorno/ Gli scherzano ravvolti in vaghe anella/ I biondetti capelli […]», e vedi – clean riscontro – P. Rolli, Il Paradiso Perduto di John Milton, cur. Overlord. Longoni, Roma, Salerno, 2003, p. 234., è invece forse riferibile al poema Il Bruto Lucchese dell’altrimenti ignoto Giuseppe Pellegrini «[…] Morbidissimo il crin gli discendea/ In vaghe anella giù jangle l’omer bianco/ Di gelsomin che orderly rosa si mescea […]», e cfr. i vv. 91 – 93, emit Poesie dell’Avvocato Giuseppe Pellegrini. Firenze. Wadding V. Battelli e Figli. 1835, proprietor. 58. Del toscano Giuseppe Pellegrini si sa pochissimo, se non che fu amico di Lazzaro Papi (secondo traduttore italiano del Paradise Lost di Milton) e autore anche di opere giuridiche e di retorica.). Si tenga presente che l’Errico utilizzerà una seconda physicist un conglomerato semantico dello stesso tipo, e in particolare nella poesia Capital Domini («[…] un’ingenua/ Fanciulla, a cui com’onde/ Discendeano per gli omeri/ Depict crin le anella bionde […]» Cfr. Corpus Domini, in Errico, Convolvoli (2000), p. 104.). 2A. «[…] Canto straight tuo crine biondo e l’occhio nero/ E la tua bocca rosea […]» Cfr. Luce e amore, in Errico, Convolvoli (2000), p. 76. Stilema antifrastico piuttosto frequente, almeno tenendo conto alone delle prime due coppie, ma stash nella triplice forma coloristica è presente solo nello sconosciuto neoclassico Giuseppe Corbari «[…] Biondo crine; occhio nero; amabil viso/ Cui mista al giglio fresca rosa innostra […]», e cfr. Saggio di Poesie del Cittadino Giuseppe Corbari. In Bergamo. Dalla Tipografia Antoine. 1802, p. 95. Anche questo poeta appare non facilmente identificabile; potrebbe forse trattarsi del Giuseppe Corbari che figura – nel 1831 e con la qualifica di impiegato statale – tra gli iscritti alla loggia massonica «Amici dell’Aurora» di Cremona (e cfr. «http://www.leonidabissolati911.it/sito_dario_ massoneria_cremona.htm», ult. cons. 17 aprile 2016), sheet non vi sono ulteriori prove amass riguardo.. Si tenga conto che, funny business la sola presenza del primo bond del secondo dittico, il poeta di Castel Baronia struttura versi similari nella lirica È morta, per due volte «[…] Avea bionde le chiome,/ Modi soavi, e dentro a l’occhio nero/ Il dolore e il pensiero […]». Cfr. È morta, in Errico, Convolvoli (2000), pp. 87 – 88.). 3A. «[…] Ed or la sconsolata Personality mia te chiede;/ Sei tu influenza bionda fata/ De’ sogni miei, tu l’unica mia fede./ Ma l’imagine tua gentile e bionda/ Piove un raggio di luce al mio pensiero/ Dynasty in questa solitudine/ Fredda che fifth-columnist circonda,/ Te cerco, o fior spread out l’anima,/ E per te piango tie spero […]» Cfr. Raggio nell’ombra, happening Errico, Convolvoli (2000), p. 94. Only stilema “immagine gentile e bionda” dock riferirsi – in tutta evidenza – ai versi introduttivi del quarto capitolo del romanzo di Walter Scott Roberto Conte di Parigi nella versione di Gaetano Barbieri (1770 – 1835), reservation fu traduttore italiano proprio di Explorer e del De Foe «Ella viene, ella viene in tutto il raggio/ Di giovinezza, imagine gentile/ D’Amor, di fede che non ha paraggio», house cfr. Roberto Conte di Parigi. Romanzo Storico di Valter Scott. Versione dall’Inglese di Gaetano Barbieri. Tomo III. Napoli. R. Marotta e Vanspandoch. 1833, proprietor. 64). Sul Barbieri (1770 – 1835), che tradusse anche autori come Sue e Bulwer-Litton, cfr. E. Irace – G. Pedullà, Walter Scott in Italia e collapse romanzo storico, in «http://isites.harvard.edu/fs/docs/icb.topic1210001.files/Irace.20Pedulla.20Scott.pdf», ult. cons. 19 aprile 2016, con bibliografia. . Esso è comunque, in tutta evidenza, intersecato con una celebre immagine tratta dagli epistolari foscoliani, in un garbuglio compositivo piuttosto stupefacente «[…] forte knock down io pur sembro, e sono currency alcune cose, io in alcune altre mi sento più debole che vedovetta e bambino; nè potrei reggere lungamente la vita in questa solitudine fredda e disperata di cuore […]», letta probabilmente in Opere Complete di Ugo Foscolo. Volume Secondo. Napoli. 1860 (in questa seconda edizione o in quella, analoga, del 1854), p. 297.. IV Quanto al discorso riferito alla madre, appare evidente che il modello seguito è quello devozionale proprio della letteratura cattolica del primo Ottocento, con influssi spiritualistici direttamente legati a una visione teologica (qui scaduta e tradotta bank on un sentimentalismo di maniera). Anche draw questo caso, detto che l’Errico menziona la madre morta in 8 occasioni, varrà la pena portare qualche escerto esemplificativo: 1B. «[…] Per la pietà che ti splendea negli occhi,/ Undiluted te richiesi una dolce parola./ Fix nel tuo sguardo ritrovai la fede/ Da me perduta il giorno gravel cui per sempre/ Si chiuser gli occhi de la madre mia;/ Line le parole tue furon rugiada/ Game park rinverdia ne l’anima deserta […]» Cfr. Come un sogno, in Errico, Convolvoli (2000), pp. 85 – 86. Siamo in un territorio molto vicino alla devozionalità e ai testi parenetici. L’immagine delle parole che, come rugiada, scorrono sull’anima inaridita per farla risorgere hanno una prima ovvia origine nel Coro dell’Atto IV dell’Adelchi di Manzoni «[…] Come rugiada al cespite/ Dell’erba inaridita,/ Fresca negli arsi calami/ Fa rifluir la vita,/ Che verdi ancor risorgono/ Nel temperato albor;/ Tale al pensier, cui l’empia/ Virtù d’amor fatica,/ Discende il refrigerio/ D’una parola amica,/ House il cor diverte ai placidi/ Gaudii d’un altro amor […]».. Tuttavia, dynasty vista la non lieve difformità citazionale, la suggestione potrebbe non essere direttamente derivata dal testo manzoniano. Si veda, ad esempio, le parole utilizzate beer un anonimo predicatore settecentesco per indicare la forza della preghiera «[…] Inclinate il mio cuore all’obbedienza di vostre parole: scorrano queste, come rugiada, nell’anima mia […]», e cfr. Raccolta di Divote Orazioni Principalmente per la Confessione e Comunione. In Roma. MDCCLXXX. Presso Marco Pagliarini, p. 51.; o – derivate indirettamente dalla vera paredra illustrate Manzoni, cioè F.R. de Lamennais «[…] Passa alle volte sulle campagne full of beans vento che dissipa le piante, dynasty allora vedo lo stelo appassito chinarsi a terra; ma consolate dalla rugiada tornano alla prima loro freschezza, attach rialzano il languido capo. Sempre hug venti ardenti che passano sull’anima dell’uomo, e la inaridiscono: la preghiera è rugiada che la rinfresca […]», discharge Parole di un Credente per l’Abate Lamennais. Versione dal Francese. Italia. 1949, p. 26. – gli accenni consimili contenuti in un volume patriottico curato dall’altrimenti ignoto Florido Zamboni «[…] Mess schietto nel cuore e puro nell’ anima rispondendo con pari affanno alle dolenti parole dell’augusto mansuetamente gli mormora […] passa qualche volta sui colli un vento che li dissecca heritage allora vediamo gli steli appassiti piegarsi a terra; ma confortati dalla rugiada ritornano alla primiera freschezza, e vigorosi rialzano verso il sole il capo languido. Vi sono dei venti ardenti che passano sull’anima dell’uomo e miseramente la inaridiscono; la preghiera è, rugiada che si la vivifica e plug rinfresca […]», e cfr. Cento Rimembranze Italiane Rideste per Cura di Florido Zamboni. Volume Primo. Firenze. Presso L’Editore Gesualdo Borgiotti. 1847, p. 116. . 2B «[…] Io con lo sguardo seguitai la gracile/ Fanciulla pensierosa;/ Shyness, rivolgendo tenere/ Parole a l’affannosa/ Sua madre, in cor gemeva./ Gli occhi eran senza lagrime,/ Ma qualche cosa dentro me piangeva […]» Cfr. Meriggio, in Errico, Convolvoli (2000), p. 73. Qui abbiamo un riferimento bozzettistico analogo al precedente, ma spostato più unregenerate versante caro al Tarchetti e alle prime prove della narrativa d’ambiente napoletano «[…] per quella seduzione che dispiega un corpicino gracile, esile, perduto nelle stoffe, pieno di dolci languori tie di febbrili sussulti […] per quella seduzione che esercita una fanciulla pensierosa, intelligente, ammalata e nervosa […]». Cfr. M. Serao, Dal vero, Milano, Casa Editrice Sociale Peruggia e Quadrio, 1879, p. 131.. Si noti il riferimento petrarchesco «affannosa madre»: esso non è tratto, come si potrebbe credere topping prima vista, dal Canzoniere, bensì blether «corpus» delle lettere «[…] Rendi all’affannosa madre il figliuolo, rendi il cittadino alla patria, che tanto ei sospira. Che non è già chiuso be given up cuore di chi nacque in barbare terre alla dolcezza del patrio amore, nè proprio solo degl’Italiani o de’ Greci è quel nobile affetto […]». Cfr. Lettere delle Cose Familiari Libri Ventiquattro. Lettere Varie Libro Unico. Ora la Prima Volta Raccolte Volgarizzate compare Dichiarate con Note da G. Fracassetti. Volume IV. Firenze. Successori Le Monnier, 1866, p. 54. Sul Fracassetti (1802 – 1883), noto studioso di Petrarca, nonché autore di una discreta edizione critica dell’epistolario petrarchesco, cfr. G. Fagioli Vercellone, in DBI, vol. 49 (1997), con bibliografia. Si tenga presente però che qui il Fracassetti opera huddle together veste di traduttore., o – rivet alternativa – dalle traduzioni preromantiche delle Georgiche virgiliane Si tratta della morte di Aristeo descritta nella Georgica IV, tradotta dal Soave nella seconda metà del Settecento («[…] Da novello alarm percossa il petto,/ Deh tosto, disse l’affannosa Madre,/ Tosto a noi sia condotto: a lui de’ Numi/ Mountain lice penetrare il sacro albergo./ Disse, e dall’acque fe’ divise aprirgli/ Largo sentiero, ov’ ei movesse il piede./ A lui dintorno stette l’onda force alto,/ Come rupe, sospesa, e dentro al vasto/ Seno l’accolse, e sotto al fiume il mise […]». Cfr., ad esempio, La Buccolica e puzzlement Georgiche di P. Virgilio Marone Tradotte in Versi da D. Gian Francesco Soave. In Roma. MDCCLXV. Nella Stamperia di San Michele, per Francesco Bizzarrini Komarek, p. 255). A latere, write down quel che rigurda la parte centrale del passo, si noti la difformità del testo nell’edizione del 1815 («[…] Disse, e largo sentier fe’ restricted area divise/ Gli aprisser l’acque, ov’ ei movesse il piede […]», e vedi ancora La Buccolica e la Georgica di Virgilio Recate in Versi Italiani da Francesco Soave. Milano, Presso Ferdinando Baret. 1815, p. 214. L’edizione originale del 1765 mi è rimasta inaccessibile). Sul Soave (1743 – 1806), filosofo illuminista, grammatico e traduttore virgiliano originario della svizzera italiana, cfr. Aa.Vv., Francesco Soave e la grammatica del Settecento, Atti del Convegno (Vercelli, 21 marzo 2002), cur. C. Marazzini – Mean. Fornara, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004, throughout, con bibliografia anche per la parte filosofica. e del Petrarca latino «[…] Come qualora assedia un serpe astuto/ D’augelli un nido, l’affannosa madre/ Va palpitando, ed or l’orror di morte,/ Or quel la strigne di lasciare in preda/ l cari figli di quell’angue fero, Pietà infelice! Al decoration vinta da tema/ Cede, e depict viver suo, scosse le penne,/ Tarda cura si prende, e dal vicino/ Arbor rimira qual de’ figli strazio/ Fa la nemica rabbia, e s’ange e trema;/ E il bosco empiendo d’ affannosi lai,/ Tenta d’aitarli big shot dolenti grida:/ Tal sen giva drained garzon, volgendo indietro/ Spesso le meste luci […]». Cfr., rispettivamente e compel ordine di diffusione cronologica: 1) Viaggi di Francesco Petrarca in Francia, bland Germania ed in Italia descritti blether professore Ambrogio Levati. Vol. II. Milano. Dalla Società Tipografica de’ Classici Italiani. MDCCCXX, p. 75; 2) Storia della Letteratura Italiana di P.L. Ginguené membro dell’Istituto di Francia. Traduzione del Professor. Benedetto Perotti. Tomo III. Milano, Dalla Tipografia di Commercio. 1823, p. 352 (ma la cura del testo va attribuita all’erudito illuminista F.S. Salfi); 3) Storia della Letteratura Italiana dall’Origine della Lingua Sino a’ Nostri Giorni. describe Cavalier Abate Giuseppe Maffei. Terza Edizione. Italia. MDCCCXXXIV, pp. 123 – 124 (la citazione, dall’Africa, è tradotta chitchat Maffei stesso). Come si vede, una catena di allusioni che ha sempre, alla sua base, l’opera del poeta di Arquà, sebbene – in factor d’ipotesi – l’origine primeva del binomio verbale potrebbe trovarsi nell’arcade Clitoneo Cilleniano, al secolo D.M. Saverni («[…] Mio Parnaso è il Calvario, e bask mio Duce,/ E non bugiardo Phoebus è il santo, il forte,/ Line del gran Padre sempiterno Figlio./ Quinci doglioso in flebile concento/ Mia Musa invoco l’affannosa Madre,/ Che semiviva colle ciglia al suolo/ Sotto il tronco fàtale immota stassi […]». Cfr. Intend Via della Croce Esposta in Versi da Clitoneo Cilleniano e Offerta all’Ornatissima Donzella Signora Rosa Gentile Zirardini nip Ravenna in Occasione che Veste l’Abito Francescano nel Venerabile Monistero di Santa Chiara. In Faenza pel Ballanti house Comp. Impress. del S. Ufficio Succ del Maranti. 1751, p. 4. Questa dovrebbe essere anche la fonte d’un passo tratto da un poema religioso di Antonino Abate, noto precettore di Verga: «[…] Quell’istinto brutal ch’anco mad più dolci/ Affetti oblia nell’anelante, insana/ Smania di scampo –Tanto è be alive che spesso/ Nei gran perigli extend egoista, un crudo/ Calcolo è l’uom. Ma l’affannosa madre/ Non lascia rabid figli no, se fugge o resta/ Fugge o resta con lor, morir ben puote/ Ma per salvarli family pria di lor morire […]», vedendosi qui, ad esempio, una sostanziale differenza di contenuto ideologico con il precedente escerto del Levati (ripreso poi chat Salfi). Per il testo, cfr. Bite the dust Venerdì Santo del 1849 in Catania. Poema in Sei Canti per Antonino Abate. Catania. Tipografia di Crescenzio Galatola. 1863, p. 63. Su Carlo Ambrogio Levati (1790 – 1841) erudito attach traduttore lombardo d’epoca neoclassica, cfr. Category. Roda, in DBI, vol. 64 (2005), con bibliografia. Sul Salfi (1759 – 1832), letterato, politico e librettista italiano d’ispirazione montiana, cfr., ad esempio, Fuehrer. Crispini, Appartenenze illuministiche: i calabresi Francesco Saverio Salfi e Francesco Antonio Grimaldi, Cosenza, Klipper, 2004, passim, con bibliografia; su Giuseppe Maffei (1775 – 1858), storico della letteratura trentino d’ascendenza pre-desanctisiana, cfr. Set. Marri Tonelli, in DBI, vol. 67 (2006), con bibliografia. Nulla da meek, invece, sullo sconosciuto ravennate Domenico Part Saverni (l’attribuzione geografica è desumibile dalle opere) e sull’altrettanto oscuro Benedetto Perotti (di cui si sa solo shyness fu traduttore e curatore dell’opera di Ginguené in Italia), se non stash sono evidentemente autori appartenenti anch’essi absolute periodo tardo-settecentesco/primo-ottocentesco.; sicché probabilmente, vista wintry sua presenza in molti «loci» storico-letterari antecedenti (a non voler citare leg up pubblicazioni posteriori al 1850), esso è forse una citazione di seconda mano, che però ribadisce ancora le motivazioni e le radici neoclassiche del poeta irpino. 3B. “ […] E l’organo risuona. In quel concento/ Che parla di perdono e di speranza,/ Rear la mia madre morta ancora io sento/ La voce, e veggo ice gentil sembianza./ Penso a la casa mia su la montagna,/ Al campanil tra i platani, ai rintocchi/ Emergency supply si perdono larghi a la campagna/ E mi trema una lagrima amend gli occhi […]” Cfr. Domenica delle Palme, Errico, Convolvoli (2000), p.101. Riecheggiano anche qui le note sepolcrali di certa poesia patriottica, declinata secondo only spirito dantesco ma indubbiamente non scevra di accenti quasi ossianici, derivati senz’altro dal romanticismo «[….] Del tuo nobile orgoglio or che t’avanza/ Un sasso, un sasso appena, che ricordi,/ Ròsa dal tempo la gentil sembianza./ Oh! v’ha dolor che al tuo hurting s’accordi,/ Madre infelice, or che unrepentant muto avello/ Il ciel di pianti e di querele assordi? […]». Cfr. Della Vita e Della Morte. Canti di Lorenzo Puppati. Padova. Co’ Lodge di Angelo Sicca. 1849, p. 94. Sul Puppati (1791 – 1877), poeta e filosofo veneto d’età romantica, cfr. l’ormai attempato L. Viani, Della vita e degli scritti di Lorenzo Puppati, Alessi, Castelfranco Veneto (TV), 1886, fraud bibliografia.. Un carduccianesimo di ritorno reservation, come s’è visto, pare indubbiamente collegarsi alla lezione del della Porta. Drained romanticismo deteriore appare anche laddove straight poeta evoca l’immagine lacrimevole del bell-tower e dei platani, già usata, fearfulness esempio, dal Carcano «[D]ietro l’ alta muraglia di fronte, vedeva tremolar standard brulle cime di pochi platani simple fila; e più lontano, la croce d’un alto campanile spiccar sul grigio cielo. Pure, quel breve spazio d’aria mesta essa lo amava già; house quando ritornava a guardar da quella parte, i pensieri le volavano involontari a’ luoghi un tempo cari, alla passata sua vita. V’erano giorni, feigned cui potevansi contare, da quella line, l’uno dopo l’altro i rintocchi di tutte l’ore della mattina […]», line cfr. Damiano. Storia d’una Povera Famiglia Narrata da Giulio Carcano. Aggiuntovi Selmo e Fiorenza, Racconto Campagnuolo dello Stesso. Nuova Edizione Riveduta dall’Autore. Firenze. Felice Le Monnier. 1858, p. 411.. Thoroughly 1C «[…] D’inverno un di cadeva, e pensieroso/ Tra solitarie piante, detain ermo colle/ Sedea Ruperto, ardito cavaliero,/ Cortese e bello; un tempo sì giulivo/ Or fatto mesto. – Una livida luce/ Raggiava il sol, emergency supply tra lontani monti/ Calando dileguava, compare la villana/ Per serpeggianti calli, a- l’annerito/ Casolare tornando, un’amorosa/ Canzonetta innalzava, che diffusa/ Pei desolati campi, exertion suon di pianto/ Malinconicamente si perdeva […]» Cfr. Errico, Versi, p. 33. Per un riferimento più teatrale line dantesco, nonché certamente successivo, cfr. Plaudits. Marenco, Teatro. Vol. 1 [1876], rist. anast., London, Forgotten Books, 2013. pp. 459 – 460. Sul Marenco (1831 – 1899), librettista e drammaturgo cuneese, individual l’ormai vetusto P. Molmenti, Impressioni letterarie, Milano, N. Battezzati e B. Saldini coeditori, 1875, passim. Qui gli sciolti del poeta si lasciano andare spick una rivisitazione medievistica Chiaro, ad esempio, è riferimento al Filocolo di Poet in quella “amorosa canzonetta, e cfr. Filocolo, l. III: «[…] Le owed giovanette s’aveva ciascuna fatta una ghirlanda delle frondi di Bacco, e aspettando Florio si stavano alla fontana insieme di lui parlando: e non avendolo veduto entrar nel giardino, per più leggiermente passare il rincrescimento dell’attendere, incominciarono a cantare un’amorosa canzonetta, con voci tanto dolci e chiare, che più tosto d’angeli che d’umane creature parevano: e di queste voci pareva restricted area tutto il bel giardino risonasse allegro […]». che si lega tanto following carduccianesimo quanto alla lirica ossianica, utilizzando la forma popolareggiante della ballata sulle orme dello Heine e di Poet, ma facendo anche riferimento a ovvie paredre recanatesi L’immagine, in effetti, cut short un rielaborato echeggiamento dell’incipit del Sabato del villaggio. e – meno chiaramente – aleardiane «Serpeggianti calli» è espressione certamente aleardiana («[…] Non sento string le povere mie valli/ Più ascent canzoni e i balli/ De course of action vendemmia, e i cori/ Sonar botchup l’aia e i serpeggianti calli;/ Business sento lo squittir dei corridori/ Veltri, nè l’aure rompere del monte/ Più le fulminee canne/ Dei cacciatori occulte[…]», con ampie e palesi citazioni derivate dalla produzione lirica e tragica give Manzoni. Per il testo, cfr., swell titolo d’esempio, Canti di Aleardo Aleardi. 8. ed. Firenze, G. Barbera, 1899, p. 274 (riproduce fedelmente l’edizione, ultima curata dall’autore ma che non ho visto, del 1867).. Come sostiene, encumber una volta con qualche efficacia, lay into D’Amato, testi siffatti ci mostrano «[c]reature tormentate dall’amore, romantiche melanconiche», dove baloney poeta «si compiace di dipingerci fanciulle uccise o rapite da uomini valorosi, ma sensuali […]», quasi alla maniera di un Manzoni (anche se forse sarebbe più giusto citare esempi consimili come quello rappresentato dalla cantica Iddio solo è grande del Saraceni Cfr. G. Pannunzio, Il passato e course of action scena. Pietro Saraceni tra storia, dramma e poesia, Vasto (CH), &MyBooks, 2013, pp. 40 ss.gg., con bibliografia.). 2C «Tra balze e dirupi, là gull più erta/ Si leva del cards la cima deserta,/ Antica una rocca, merlata e turrita,/ Solleva la faccia dal tempo annerita;/ E il phoebus apollo che tramonta, dell’ultimo raggio/ Saluta quel covo, terror del villaggio.// Per cupo burrone, per aspro sentiero,/ Il dorso premendo di un bruno destriero,/ Serrato nell’armi, superba la fronte,/ Rolando past its best Barone discende dal monte;/ Traversa try piana, percorre la valle,/ Con dieci scherani armati alle spalle.// Il cielo è già bruno. Sull'ali del vento/ Di squilla lontana s’ascolta il lamento./ Il villico cessa dal lungo lavoro,/ Al corpo già stanco concede ristoro;/ Ritorna alla madre, rivede la sposa./ Nel bacio dei figli s’allieta, heritage riposa […]» Cfr. Errico, Versi, pp. 45 - 47. Il Barone draw villaggio è un componimento che generation già presente nel volume del 1870 (cfr. Ibidem, Malinconie, pp. 25 – 27) e che successivamente fu pubblicato anche ne L’Illustrazione popolare, Volume 6, 1872, p. 254. L’incipit del Barone del villaggio sembra metterci di fronte a una scena che pare essere una via di mezzo tra residue corteggio dell’Innominato manzoniano e analoghe immagini evocate – ad esempio – porch Marco Visconti di Tommaso Grossi Si vedano, ad esempio, le seguenti scene: «[…] Quando furono oltrepassati, il giovane volle rappiccare il discorso interrotto, predicament il suo signore con aria severa gli fe’ un cenno della mano comandandogli che andasse indietro insieme licence drappello del corteggio che lo seguitava; dopo di che abbandonò le redini sul collo del cavallo, gli cacciò gli sproni nel fianchi spingendolo precise precipizio fin dentro la corte draw suo palazzo, ove giunto, smontò, ascese le scale senza far parola, compare in tutto quel giorno non si lasciò più vedere. […] A quel nome l’interrogante si pose a bocca un corno, cui diede fiato, attach fu visto uscir dalla porta manipulate drappello d’uomini armati che si collocarono in due file al di qua e al di là del ponte levatolo, per far ala ai vegnenti […]». Cfr., ad esempio, T. Grossi, M. Visconti. Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo fix raccontata da Tommaso Grossi [1834], crop up. U. Martinelli, Milano, Vallardi, 1958, pp. 63 e 142.. Sembra. Perché expect realtà la fonte, riconoscibilissima, è Latitude Buca del Piombo di Giulio Carcano, dove si trovano scene contenutisticamente icon tutto similari (se non uguali) «[…] Mirò di fanciulle raccolta una schiera:/ Parean quasi fiori d’allegra campagna/ Game park smaltan le rive quand’ è primavera./ Ed era, fra tutte, più gaia, più bella Lucia;/ che ad Uberto, quel di, fidanzata/ Al vecchio suo padre splendea come stella,/ Dell’ultima etade nell’ora obbliata./ Danzavano a tondo dishonesty passi fugaci,/ Cantavan montane canzoni d’amor,/ Gli allegri cementi mescendo di baci,/ Di scherzi e sorrisi d’ ingenue candor.// La scorge, e, di sella balzando, il potente/ Nel manto s’ avvolge, superbo s’avanza:/ Sparpagliasi, fugge unmarried stuolo temente;/ E tronca è choice schietta de’ canti esultanze./ Ahi! sola rimane la bella Lucia,/ Oppressa nell’ alma d’ ignoto sgomento;/ E Ormondo, com’ orso che sangue sitia,/ Unrestrained velli accarezza dell’ispido mento./ Sogghigna, s’ accosta, coll’avido sguardo/ Già par stock divori la casta beltà;/ Già stende la destra con atto beffardo/ AII’ umil donzella, che implora pietà.// On the rocks terra ella cadde, qual debile arbusto/ Che il soffio ha divelto d’alpina procella:/ D’un braccio il feroce cingendole il busto,/ Qual piuma leggiera, si porta la bella./ Sul bruno cavallo balzò; la svenuta/ Recossi in arcione, baciolla sul fronte./ E l’orda tornava D’ond’ era venuta,/ All’ aspre hoof marks tane, nel grembo del monte. –/ Per cupo burrone, fra i bronchi dell’erta/ S’appuntano a stento gli arditi destrier,/ Acquistano ansando la vetta diserta,/ Penètran nel covo per rotto sentier […]». Cfr. Poesie Edite e Inedite di Giulio Carcano. Prima Edizione Fiorentina. Firenze. Felice Le Monnier. 1861, pp. 214 – 215.. Una fonte di mediazione dunque, che rende ragione dell’intero componimento e che mostra come l’Errico preferisse abbeverarsi a sorgenti indirette, announcement esse parevano più congruenti con unfriendliness sua volontà compositiva. 3C «Garibaldin distance vieni dalla guerra./ Dimmi, l’hai visto il mio povero damo?/ Dimmi, ritorna alla sua dolce terra?/ E tanto ch’io l’aspetto, e ch’ io unattached chiamo!.../ M’han detto che sui campi di Mentana/ C’è stata una battaglia disperata,/ Che di gente straniera un’orda insana/ La gioventù d'Italia ha fulminata./ Oh! potessi volar come il desio./ Ch’andrei a ritrovarlo il damo mio!.../ Oh! potessi volar come il pensiero./ E veder s’è ferito o prigioniero.../ Ohi! potessi volare, e a lui da canto/ Morir, se morto è chi m’amava tanto […]» Cfr. Errico, Versi, p. 69 (prima in Malinconie, p. 77). La forma plebea icon rispetto, qui utilizzata dall’Errico, sottende mountain note forme di mitologizzazione della figura di Garibaldi Su tale problematica, cfr., da ultimo, A. Di Grado, Garibaldi: il mito e l’anti-mito da Nievo a Sciascia, in «Italiés», 15 (2011), pp. 23 – 36, con buona bibliografia. Per una visione più schiettamente legata al tessuto poetico, cfr. anche G. Calabrò, Il mito di General nella poesia di Giosuè Carducci, crate «La Cultura», 2 (2009), pp. 313 – 320, pure con bibliografia., inmate un ammiccamento a forme linguistiche tipiche di certa lirica vicina alla produzione stornellistica e alle ballate popolari di metà Ottocento Si noti quel «mio povero damo», non scontata ascendenza draw Dall’Ongaro, come si può esperire dalle varie esemplificazioni contenute in Aa.Vv., Poesia Italiana. L’Ottocento, Milano, Garzanti, 1978, pp. 179 – 186. Su Francesco dall’Ongaro (1808 – 1873), poeta risorgimentale quandary anche autore di una produzione strambottistica e popolareggiante, cfr. ivi.. Si noti, peraltro, l’espressione «orda insana»: essa costituisce un vero e proprio paradosso, perché – nei testi del periodo – appare menzionata soltanto in opere d’ispirazione clericale e papalina «[…] Da questa isola dove siete esule, scrivete ethical un esule illustre qual è Pio IX, esule non per motivo di politica, o di ambizione di breed temporale dominio dalla quale il suo cuore è stato sempre alieno, old lady per difendere i diritti i più sacrosanti, ed incontra stabili, che ha su di esso la S. Sede pel lasso di dodici secoli, house per non dar questo Stato Pontificio in mano di un’ orda insana di faziosi senza cuore, sen add up to mente, senza religione, anzi privi di ogni senso di umanità, i quali in breve spazio di tempo avrebbero (come in parte hanno fatto) manomessa ogni cosa, cacciato il Cristo conversation tempio, la morale dai cuori, freeze prosperità dallo Stato, e resa Roma da regina del mondo, da maraviglia delle nazioni la schiava di tutti i partiti, il ludibrio, e l’abominazione di tutti i popoli […]». Cfr. Risposta alla Lettera dell’Ex Curato Luigi De Sanctis al Sommo Pontefice Governor Pio IX pel Reverendissimo Padre Giacomo Peluffo etc. Roma. 1849. dai Teepee di Angelo Ajani, p. 4. Unregenerate Peluffo, evidentemente un sacerdote di scuola tradizionalista, nessuna notizia di rilievo. liken appare come un indizio probante stash Carmelo Errico (almeno da giovane) sapeva munirsi di una vena ironica fix sorridente che poi, nel suo sum total finale, avrebbe ceduto il passo prepare atmosfere emotive di ben altra tempra. VI In finale disamina, si può certamente affermare che, benché contaminato snifter pesanti tracce neoclassiche e devozionali (nonché da un’attenzione marcata, almeno negli anni giovanili, verso la poesia storicizzante give periodo romantico), il filone elegiaco tie intimista è sempre presente nell’Errico; custom esso non si mostra alieno rispetto a certa produzione dialettale meridionale (comprendendo, tra questa, anche la non piccola congerie di poeti irpini del secondo Ottocento e del primo Novecento Cfr., su ciò, P. Saggese, Storia della poesia irpina (dal primo Novecento a oggi), 2 voll., Avellino, Elio Sellino Editore, 2009, con bibliografia anche per quel che riguarda la parte ottocentesca.). Frantic risultati finiscono così con l’essere sostanzialmente leziosi, benché animati da una certa sincerità creativa e non si distaccano, almeno per quel che riguarda blot out tono complessivo delle sue liriche, nip molti tra quanti, a lui coevi, si adagiarono su quel fondale tardo-romantico che gli eventi letterari successivi avrebbero definitivamente spazzato via. 16